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Dicono di Noi

Evento 2

“A scuola si va per imparare a scrivere, leggere e far di conto”: se un bambino non riesce a fare una di queste la ricaduta sull’autostima è immediata. Ecco perché, ecco soprattutto perché la disgrafia non deve restare così sconosciuta come oggi è, nonostante la Legge 8 ottobre 2010, nº 170 la riconosca come uno dei disturbi specifici di apprendimento. Ecco perché la Libreria dei Ragazzi il 10 gennaio organizza un workshop per la prevenzione della disgrafia nelle scuole primarie e dell’infanzia, dedicato agli insegnanti, con una mattinata di “teoria” (definizione, tipologie, cause; prerequisiti utili per scrivere a mano; importanza di postura e impugnatura) e un pomeriggio di laboratorio grafo-motorio (per maggiori informazioni telefono 02-29533555 e  info@lalibreriadeiragazzi.it) . A tenerlo due grafologhe e rieducatrici della scrittura, Patrizia Curci e Maria Matera, iscritte all’Associazione Europea Disgrafia, (www. disgrafie.eu). A loro che ne sanno molto, abbiamo chiesto di poterne sapere anche noi un po’ di più.

Disgrafia: di cosa si tratta?

E’ un disturbo specifico dell’apprendimento riguardante l’aspetto esecutivo della scrittura. I bambini con difficoltà grafo-motorie non riescono a scrivere lettere e numeri in maniera economica e funzionale. La loro scrittura è lenta, faticosa, maldestra, talvolta illeggibile. Spesso, inoltre, hanno dolore alla mano, al braccio, persino alla schiena. La fatica e il risultato grafico finale porta questi bambini a rifiutare la scrittura.

Quando e chi la fa una diagnosi?

Alla fine della seconda elementare, ma deve essere un neuropsichiatra infantile. Spesso però gli si rivolgono bambini di terza elementare, che hanno difficoltà non riuscendo a mantenere una velocità adeguata quando l’insegnante inizia a dettare più velocemente. Se riescono, hanno una scrittura illeggibile, disordinata a livello spaziale e formale.

Come distinguere questo disordine dal “semplice disordine”?

Per la disgrafia non è tanto all’aspetto estetico, quanto la capacità di stare nelle righe, di mantenere una corretta spaziatura tra le parole, di dosare la pressione, di mantenere la fluidità del tracciato e così via.

Ci sono segnali di allarme visibili fin da quando si inizia a scrivere?

Devono essere tenuti sotto controllo difficoltà a tracciare le prime lettere e a stare negli spazi in maniera adeguata, dolori alla mano o al braccio, posture e impugnature scorrette e disfunzionali a fronte di un prodotto grafico scadente..

Che legame c’è tra disgrafia e autostima del bambino ?

Un bambino va a scuola per imparare a “scrivere, leggere e far di conto”. Se non riesce a fare una di queste cose, la ricaduta sull’autostima è immediata. Spesso i bambini che vengono da noi dicono: “Ma io non sono capace” di scrivere, e poi è una gioia vederli sorridere con soddisfazione e stupore davanti ad una sola parolina scritta in maniera adeguata. Scoprirsi capaci è il primo traguardo, per noi l’obiettivo è restituire il piacere di scrivere.

C’è una età in cui si interviene con la rieducazione e come?

Forse stupirà, ma si può intervenire a qualsiasi età. Molte giovani adulti o adolescenti si rivolgono a noi con risultati, per altro, eccellenti. Il percorso rieducativo prevede incontri settimanali di circa un’ora in cui si lavora con esercizi sul corpo, sulla postura e sull’impugnatura, sull’impostazione dei gesti base della scrittura. Poi anche sulla scrittura vera e propria.

Quali sono i luoghi comuni da sfatare sulla disgrafia?

Intanto non tutte le brutte scritture hanno difficoltà grafomotorie. Le scritture a zampa di gallina sono solo brutte scritture, e se la scrittura scorre fluida non è il caso di intervenire: la scrittura si personalizza. Ma non deve accadere troppo precocemente, prima un bambino deve imparare il modello calligrafico di riferimento (terza elementare).

La famiglia che ruolo può avere? E gli insegnanti?

Oltre a seguire il bambino nei piccoli esercizi da fare a casa, la famiglia deve anche badare alle piccole attività quotidiane, come, molto banalmente, l’impugnatura delle posate ai pasti. Il bambino va stimolato per diventare autonomo in tutte quelle attività che prevedono prassi e fini, come l’allacciarsi i bottoni di una camicia o le scarpe.

Nella scuola italiana quale attenzione c’è nei confronti dell’insegnamento della scrittura manuale?

Tasto dolente: l’attenzione è inesistente per diversi motivi. Negli ultimi anni, poi, sono stati introdotti computer e tablet come soluzione per tutti i problemi, dimenticandosi che gli uomini hanno sviluppato il loro cervello proprio a partire dall’uso delle mani. Moltissimi studi confermano che chi scrive a mano attiva zone cerebrali che non si attivano altrimenti.

Che sensibilità e consapevolezza ci sono tra gli insegnanti?

Sanno che esiste un problema che si sta sempre più allargando e che tra le cause c’è una inadeguata metodologia di insegnamento e di avvio alla scrittura. C’è un master dell’università di Ferrara- attivato dalla pedagogista Alessandra Venturelli, sulla consulenza didattica e sulla rieducazione della scrittura –, noi stesse facciamo molti corsi di formazione: molti sono gli insegnanti che partecipano pagando per proprio conto. E’ il segnale di un bisogno enorme dal punto di vista umano. Il lato legislativo è ancora molto indietro.

A Milano i genitori a chi si possono rivolgere?

Ciascun rieducatore della scrittura lavora presso studi privati: non essendo riconosciuto come figura sanitaria, non è presente in contesti pubblici, a meno che non sia anche logopedista, psicologo o psicomotricista. Elenchi di rieducatori però sono reperibili sul sito dell’Associazione Europea Disgrafia, a cui siamo iscritte noi, e anche su quello dell’associazione Angris.

 

Leggi l’intero articolo sul sito ufficiale.

Siamo rieducatrici della scrittura e grafologhe, cioè esperte del gesto grafico. Aiutiamo bambini, adolescenti, adulti che fanno fatica a scrivere a recuperare una grafia adeguata all’età e alle richieste scolastiche e/o professionali.

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Siamo rieducatrici della scrittura e grafologhe. Aiutiamo bambini, adolescenti, adulti che fanno fatica a scrivere a recuperare una grafia adeguata all’età e alle richieste scolastiche e/o professionali.

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